Ieri sera ero con degli amici,
ci siamo incontrati per cenare insieme dopo alcuni mesi di pausa estiva.
Roma è una città incantevole ma
quando piove la sua viabilità diventa quasi pericolosa.
In ritardo suona il citofono del
servizio a domicilio: in questi casi i ritardi sono almeno di mezz’ora, anche
un’ora. Nell’attesa i miei amici ed io aspettiamo, ormai asciugati, nel
salottino e conversiamo piacevolmente sulle nostre attività. Questi momenti
sono molto belli, sono una porta da poter aprire ogni volta che si ha bisogno
di una boccata d’aria. All’ingresso si presenta un ragazzo, completamente
bagnato, in pantaloncini corti e giacchetta del servizio. Lui è quasi tremante,
forse per la pioggia e l’aria fredda.
Fra me e me penso che alla mia
età non mi sarei mai azzardato ad andare in bici con quel temporale per le
strade della città ma lui è giovane e vigoroso, ci riesce. Parlando ci racconta
che è all’ultimo anno di liceo e che lavora per avere un po’ di soldi per sé.
Penso: ecco un bravo ragazzo che studia e che lavora, mica come i fannulloni
che sprecano il loro tempo in frivolezze. Ha uno sguardo timido, siamo tutti
adulti ma la sua voce è forte, col tono già di uomo. Lo invitiamo a mangiare
insieme, spesso per terminare le consegne lui nemmeno cena o cena troppo tardi
per la sua età. Abita anche molto lontano quindi per rientrare a casa, in bici,
impiega almeno un’ora.
Ho pensato a quando io avevo la
sua età e come conducevo la mia vita, quella di un semplice liceale impegnato
fra scuola e sport. Ho provato un certo senso paterno verso di lui pure se non
lo avevo mai visto prima. Lo saluto sperando di incontrarlo nuovamente, chissà
forse un giorno sarà mio studente o addirittura mio collega.
(foto da google immagini)
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