Un anno fa nasceva mio figlio:
quando fui chiamato per andare in ospedale stavo facendo il backup del computer di lavoro. Furono ore di attesa interminabili, un’ansia incomparabile rispetto a qualsiasi esame svolto.
Alla nascita provai una gioia incontenibile, neppur
minimamente confrontabile al giorno della laurea o al giorno in cui sono
diventato ricercatore(il sogno dell’ultimo decennio prima di mio figlio).
Durante questo primo anno lui ha appreso e sviluppato dei
meccanismi naturali che nessuna macchina artificiale attualmente potrebbe, a
parità di risorse: lui è cresciuto, sta imparando a manipolare gli oggetti, a
riconoscere forme e pesi, dopo i primi vocalizzi sta apprendendo un linguaggio,
si muove da solo, si relaziona con altri lattanti.
Ed io?
Ho proseguito la mia professione, non faccio attività
professionali così differenti da un anno fa ma con un significato profondamente
diverso: il significato è quello che ciascun padre-professionista individua.
Questo significato da una visione completamente diversa alla
conduzione e gestione del lavoro, al rapporto coi colleghi.
Si potrebbe proseguire con lunghi studi sul rapporto
genitorialità-lavoro ma lascio a voi la parola, l’esperienza e la conoscenza
sono le prime conduttrici.
(foto da google immagini)
Commenti
Posta un commento