Ho conosciuto il prof. D’Amico durante il corso di Sensori ed Applicazioni:
durante le lezioni mostrava a noi allievi i modelli circuitali di trasduzione del segnale, lo faceva con la voce di un adulto ma con gli occhi di un bambino meravigliato di fronte al creato.
Già prima del suo corso avevo conosciuto il professore ai seminari di scienza e fede organizzati dalla cappella universitaria presso la facoltà di ingegneria durante l'ora di pranzo: mi stupiva come un accademico della sua esperienza potesse parlare a noi giovani in modo così coinvolgente e chiaro.
Ho incontrato il professore nei corridoi di dipartimento sia
durante la tesi che durante il dottorato: lui fu relatore del mio relatore, in
un certo senso potevo dirmi un suo nipote intellettuale.
Lui osservava la realtà fenomenologica poi la immaginava
tramite i modelli circuitali e li progettava, io invece mi limitavo ad impiegare
i sensori.
Una volta, durante il dottorato, mi fece una dimostrazione
circuitale mentre eravamo nel parcheggio di servizio, tirò fuori un gesso dalla
tasca e si mise a disegnare circuiti su una tavola di legno appoggiata alla
parete.
Ogni volta che passavo di fronte quella tavola, quel
circuito sbiadiva poco alla volta a causa delle intemperie.
Ho ritrovato il professore ad un convegno interdisciplinare,
io intervenni dalla platea e all’uscita lui mi suggerì sul come intervenire,
quasi con spirito paterno poi riprese a navigare nel suo mondo di idee.
Ho il suo ultimo lucido ricordo al congresso nazionale della
società di italiana di elettronica, io un semplice membro e lui invece un
pilastro. Tutta la platea di accademici, professori e ricercatori, pendeva dalle
sue labbra, dai suoi racconti sulla sensocene.
Provai quasi una commozione quando si licenziò dalla platea,
alludendo ad un suo allontanamento. Molti di noi della società percepimmo un
cambiamento in arrivo ma non potevamo immaginare questo.
Grazie professore, di te ricorderò le citazioni di Dante
durante il corso di sensori, il tuo desiderio sempre vivo di verità, la tua
capacità nel mostrare semplice ciò che non lo era, la tua impeccabilità nel
linguaggio.
Ciao Arnaldo, grande uomo di Scienza e Fede.
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