In un contesto binomiale mi piace/non mi piace, mi va/non mi
va sembra visionario riconoscere l’obbligo di prendersi cura dell’altro: i
gesti solidali a distanza si liquidano con un click dello smartphone ma questo
è disimpegno e non la carità che richiede di fermarsi in prossimità della
fragilità del prossimo. Perché diciamo cose che non vorremmo sentirci dire? Le
persone sofferenti hanno bisogno di affetto, gesti, presenza e amore che può
esser trasmesso in molti modi: invece di farci carico della sofferenza del
prossimo cerchiamo un contenimento, abbiamo paura del dolore e della sofferenza
dell’altro e facciamo fatica, cerchiamo di spegnerli con un bottone”, padre
Massimo Angelelli, direttore nazionale CEI - Pastorale della Salute
11/12/2017 Lezione n.4 corso di formazione n.10 Animatori
Volontari Spirituali. In Punta di Piedi, Cappella Ptv, Policlinico Tor Vergata
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