Il
Maker Faire è una fiera di scienza e tecnologia dove i partecipanti provengono
da tutta Europa: gli espositori sono sia studenti di scuola superiore che
universitari, sia hobbisti che piccoli imprenditori. Ogni anno viene premiato
il progetto a maggior impatto sociale ovvero che possa dare un significativo
contributo a uno dei problemi critici diffusi: quest’anno il premio Sanofi è
stato assegnato a 3 giovani studenti che hanno terminato da pochi mesi l’istituto
tecnico.
La proposta è stata quella di una carrozzina radiocomandata tramite il
movimento oculare e l’espressione facciale rilevate da una videocamera. Il
progetto riguarda la disabilità ovvero quei problemi tecnici che vanno a
limitare l’autonomia di una persona. Girando fra gli stand del padiglione si
può notare come la ricerca tecnologica miri a sintetizzare parti corporee di
ogni tipo: naso elettronico, retina artificiale, mano robotica, braccio
antropomorfo, gambe meccatroniche senza considerare i risultati già ottenuti
con organi artificiali come pompe cardiovascolari, impianti uditivi, pacemaker
cardiaci e neuronali. Partendo da queste evidenze sorge una prima domanda:
quale è la necessità di questo sviluppo? La ricerca scientifica senza limite
potrebbe esser una prima e banale risposta. La ricerca scientifica che indaga
senza fini potrebbe esser una seconda banale risposta. La ricerca scientifica e
tecnologica sono entrambe condotte da persone ovvero esseri umani quindi ha più
senso chiedersi delle loro caratteristiche. Oltre la definizione biologica che
comprende anche una durata temporale dell’uomo (guai a chi pensasse ad una
tendenza verso l’immortalità) esistono caratteristiche che hanno solo gli umani
e non gli animali e gli oggetti inanimati. Quali? Pensiamo allo stupore, quello
che possiamo provare di fronte ad una sorpresa o di fronte ad un panorama
terreste. Un’altra caratteristica è il ricordo: l’uomo interagendo con
l’ambiente cambia il proprio cervello ovvero forma dei circuiti neuronali in
differenti aree dell’encefalo che mantengono memoria di una esperienza unica.
La solidarietà: l’uomo è quel soggetto che pure con una probabilità di successo
su un milione quando vede un suo simile in difficoltà istintivamente avverte il
pericolo e corre in suo aiuto. Esistono molte altre caratteristiche proprio
dell’uomo ma senza proseguire abbiamo inteso come un uomo simile è lo stesso
che conduce la ricerca scientifica e tecnologica. La ricerca tecnologica assume
quindi le caratteristiche umane. La ricerca è solidale ed ecco il perché
vengano valorizzate maggiormente certi risultati piuttosto che altri, senza
presunzione di superiorità. La tecnologia può esser cattiva o buona? Esempi
classici sono gli studi della fisica che hanno poi permesso attacchi atomici
causando morti. In quel caso gli scienziati sono stati ingenui o malvagi
nell’aver fatto scoperte simili? La scienza e la tecnologia devono esser caute ovvero
nei casi in cui si ha scarsa conoscenza dell’oggetto che si sta cambiando o
addirittura del soggetto, l’uomo, che si sta modificando si deve procedere per
piccoli passi e interrogarsi continuamente sulle conseguenze. Non si può
trapiantare la testa di una persona nel corpo di un’altra perché oltre alla
pseudoscienza si arriva all’aspetto disumano della scienza, quello che nemmeno
fra un millennio saremmo in grado di spiegare e giustificare. Esiste un confine
così sottile ma che con la lente di ingrandimento si ispessisce fra innesto di
protesi in cui l’uomo permane il soggetto e il caso in cui invece la macchina
diventa soggetto e l’uomo oggetto.
Durante
la fiera ho ascoltato un relatore esordire “Ora definiamo l’intelligenza
artificiale: l’intelligenza artificiale serve a semplificare processi molto
complicati”. Ho avvertito il tipico approccio di un tecnico che utilizza gli
strumenti della tecnologia senza sapere da dove provengano, da chi abbiano preso
le sembianze e a cosa conducano. L’intelligenza è umana e non può esser
artificiale, equivale a dire amore artificiale, sofferenza artificiale,
felicità artificiale: sono parole senza senso ma che hanno avuto la fortuna di
catturare l’interesse e l’attenzione planetaria.
Pensate
a cosa sia ammissibile nello sviluppo tecnologico e cosa invece andrebbe in
forte contrasto con quello che è il senso comune fra gli umani: pensare robot
bellici è giusto oppure no? Pensare protesi che aumentino le prestazioni umane
è corretto o no? Se venisse sviluppata una mano con 6 dita artificiali oppure
se venissero innestate due ulteriori braccia meccaniche (come in doctor
octupus) sarebbe sensato oppure no? Pensare ad una terapia genica che elimini
la morte, rendendoci immortali, ci manterrebbe ancora umani oppure no?
Cercare
risposte a domande simili è spesso complicato perché la scienza stessa a volte
comunica male i propri risultati, confondendo ancora di più il lettore. Presso
la Scuola Interdisciplinare Superiore Ricerca Interdisciplinare, dottorandi di
tutta Italia e di differenti settori (Filosofia, Lettere, Economia, Ingegneria,
Medicina, Scienze) si ritrovano mensilmente per discutere e indagare su
questioni simili. Sarebbero opportuni dibattiti di questo tipo in ogni grande
centro urbano in modo da stimolare e promuovere il senso comune e diventare
soggetti che guidano la ricerca e lo sviluppo e non essere solo spettatori e
utenti dei risultati imprenditoriali.
Rubrica culturale
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